Quando si parla del licenziamento, molto spesso si teme che questo possa arrivare improvvisamente e quindi rendere la propria situazione economica tutt’altro che ottimale e piacevole da fronteggiare.
Scopriamo ora come devi procedere per evitare che il licenziamento possa essere causa di un eventuale malessere economico e che tu debba essere costretto a dover iniziare una nuova carriera lavorativa, magari in un settore differente rispetto a quello dove hai sempre operato.
Quali sono i tempi e i termini per l’impugnazione del licenziamento?
Quando si parla dell’impugnazione del Licenziamento, occorre necessariamente conoscere quali sono i termini che ti permettono di compiere questa azione. Quando parliamo della medesima si fa riferimento semplicemente alla possibilità di poter contestare quanto accaduto, ovvero fare in modo che tale decisione possa essere completamente ribaltata e quindi che tu possa avere l’opportunità di tornare a operare per quella determinata impresa.
Il primo termine che devi conoscere per poter impugnare il licenziamento consiste nei sessanta giorni, domenica compresa e pure festivi, che partono dal momento in cui ricevi la lettera di licenziamento. In questo caso è importante sottolineare come sia fondamentale prendere in considerazione questo particolare aspetto, ovvero il fatto che tu devi essere necessariamente licenziato tramite lettera, che rappresenta il documento relativo alla stessa decisione adottata dell’impresa. Pertanto se non ricevi la lettera non potrai essere licenziato, dettaglio chiave e il provvedimento non sarà valido.
Quindi, dopo i sessanta giorni dalla ricezione della lettera di licenziamento, il provvedimento sara’ definitivo ed inderogabile. Se invece impugni personalmente nel suddetto termine, o ti rivolgi al legale che effettua l’impugnazione del licenziamento, da tale data avrai successivamente altri 180 giorni per depositare ricorso in tribunale del lavoro.
Quali sono le tipologie di licenziamento che si possono impugnare
La prima motivazione che viene impugnata è quella del licenziamento per causa ingiusta, ovvero quanto il dipendente si ritrova a essere licenziato senza aver commesso un atto illecito, quindi un licenziamento completamente privo di una giustificazione.
Si precisa che per giusta causa si intende quando il dipendente compie degli atti che possono essere definiti come illeciti nei confronti dell’impresa. Per esempio potrebbe trattarsi di un furto che viene compiuto oppure di un atteggiamento assenteista o, ancora, di condivisione di informazioni aziendali private con la diretta concorrenza di quell’azienda per la quale il dipendente lavora. Si passa poi al motivo legato alle condizioni economiche aziendali.
Per esempio se la crisi economica dovesse avere un cattivo impatto negativo sull’azienda, che quindi si ritrova a dover licenziare i suoi dipendenti, chi perde il posto di lavoro potrà procedere con la richiesta al suo difensore legale per verificare la concretezza della lamentata crisi economica aziendale.
Infine vi è il licenziamento legato alla scadenza del contratto a termine del dipendente che, in questa circostanza, vedrà il suo rapporto di lavoro interrompersi nel momento in cui il suo contratto volge a termine, senza rinnovo dello stesso. Pertanto queste sono tutte le diverse situazioni che permettono a un dipendente di poter far fronte a tale condizione grazie all’intervento dell’avvocato per il licenziamento, che avrà quindi il compito di procedere con l’analisi della situazione e trovare una soluzione. I
l ricorso giudiziale o stragiudiziale per l’impugnazione del licenziamento con l’avvocato Federica Barbiero
Quando si viene licenziati molto spesso accade che il panico possa essere una delle conseguenze che derivano da tale situazione. Che si tratti di giusta causa o meno, la perdita del posto di lavoro potrebbe essere una delle situazioni peggiori che una persona deve fronteggiare e pertanto occorre necessariamente avere piena conoscenza della situazione e le eventuali azioni giuridiche possibili.
Al contrario, invece, è risulta importante prendere con l’avvocato Federica Barbiero, che si occupa appunto di analizzare le diverse cause proprio con il semplice scopo di garantire a quel dipendente la possibilità di essere reintegrato presso l’azienda per la quale ha operato oppure di ottenere un risarcimento.
L’impugnazione stragiudiziale del licenziamento e quella ordinaria giudiziale con ricorso al tribunale del lavoro verranno quindi svolte dopo che la professionista ha avrà effettuato un’accurata analisi della situazione, capendo appunto se quel dipendente potrà essere nuovamente assunto, quindi che il licenziamento venga annullato, oppure se sia possibile ottenere un risarcimento.
Quindi rivolgendosi questa professionista la tua situazione verrà totalmente analizzata, con l’obiettivo di evitare che ci possano essere delle potenziali situazioni negative che potrebbero rendere l’intera situazione tutt’altro che semplice da dover affrontare dopo la perdita del posto di lavoro.
Impugnazione del Licenziamento a Torino – info dall’avvocato Federica Barbiero
Cosa succede se non si impugna il licenziamento?
Perdere il proprio impiego è una delle situazioni che potrebbe destabilizzare un lavoratore: ma cosa succede se non si impugna il licenziamento?
Semplicemente che gli viene preclusa sia la possibilità di reintegro che di risarcimento dei danni, indipendentemente dal fatto che il licenziamento sia dovuto per giusta causa, per motivi economici oppure per cause illegali, quindi con motivazioni assenti.
Per questo è importante impugnare il licenziamento entro 60 giorni dal ricevimento della comunicazione, affinché sia possibile presentare la causa al Tribunale del Lavoro e ottenere un eventuale reintegro e risarcimento per i danni subiti.
Cosa succede dopo che si impugna il licenziamento?
Nel caso in cui tu fossi stato licenziato, chiedendoti cosa succede dopo che si impugna il licenziamento?, ti direi fin da subito di non disperarti, perché le possibilità per te non sono di certo da sottovalutare. Infatti, la norma prevede che, dopo aver impugnato entro 60 giorni, il dipendente avrà fino a 180 giorni di calendario, per richiedere una delle seguenti due soluzioni:
– Chiedere al datore di lavoro un tentativo di conciliazione;
– Presentare ricorso in Tribunale del Lavoro
Da quando decorrono i 180 giorni per impugnare il licenziamento?
Se decidessi di impugnare il licenziamento, da quale data decorrono i 180 giorni utili per opporsi alla decisione intrapresa dal datore di lavoro? Il lavoratore, infatti, ha 180 giorni di tempo per agire giudizialmente contro un licenziamento: tale data decorre dal giorno in cui è stata effettivamente spedita l’impugnazione del provvedimento e quindi non dal giorno in cui il datore di lavoro ha ricevuto, per conto del lavoratore, l’impugnazione della decisione di licenziarlo.
Quanto costa impugnare un licenziamento per giusta causa?
Nel caso ti stessi chiedendo quanto costa impugnare un licenziamento per giusta causa, saresti nel posto giusto. Innanzitutto occorre dire che la scrittura della lettera di contestazione può essere svolta da avvocati o anche dal lavoratore stesso, motivo per cui molti studi legali non fanno pagare questa procedura. Ecco perché, nella maggior parte dei casi, la lettera di contestazione è gratuita seppur sia sempre consigliato chiedere prima di conferire l’incarico.