Il licenziamento di un dipendente può verificarsi per giusta causa o giustificato motivo. In queste circostanze l’ordinamento giuridico tutela i lavoratori da licenziamenti immotivati o ritenuti troppo severi e ingiusti. Vediamo di approfondire l’argomento e capire quando è il caso di rivolgersi a un avvocato del lavoro per farsi tutelare, qualora si è stati licenziati o si è messo fine a un rapporto di lavoro per comprovato motivo.
Cos’è il licenziamento per giusta causa
L’ordinamento italiano attribuisce al lavoro un ruolo importante nel progresso personale di un soggetto e della collettività. L’articolo 1 della Costituzione cita testualmente: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, per questo motivo la legge delimita la possibilità da parte di un datore di lavoro di esonerare dall’impiego un dipendente. In particolare, l’allontanamento è fattibile soltanto se persiste una giusta causa o un giustificato motivo. A tal proposito possiamo distinguere due tipi di licenziamento:
- Licenziamento economico: è l’effetto di modifiche organizzative da parte del datore di lavoro che determinano l’annullamento del posto occupazionale ricoperto dal dipendente.
- Licenziamento disciplinare: è il risultato di un comportamento grave da parte del dipendente che viola quanto previsto dalla legge, dal contratto individuale di lavoro e dal contratto collettivo.
In riferimento al licenziamento disciplinare possiamo distinguere due casi distinti:
- Licenziamento per giustificato motivo: il comportamento del dipendente è abbastanza grave da richiederne l’espulsione, ma non così oneroso da impedire al datore di comunicare, tramite preavviso, il licenziamento al dipendente.
- Licenziamento per giusta causa: il dipendente adotta un comportamento molto grave in essere, da compromettere il vincolo fiduciario con il suo datore di lavoro, tanto da costringerlo a interrompere la prosecuzione del contratto.
In quali casi avviene il licenziamento per giusta causa
Quando il licenziamento avviene per giusta causa, significa che al dipendente è stata applicata la massima sanzione disciplinare. L’allontanamento dal posto di lavoro non avviene immediatamente, ma secondo quanto prevede la legge, il dipendente ha tempo cinque giorni per presentare le sue giustificazioni. Una volta presa visione delle difese del lavoratore, il datore può non ritenerle valide e licenziarlo in tronco senza alcun preavviso.
Dal punto di vista legale non si può fare riferimento a una lista di mancanze, ma ogni volta la gravità della situazione va valutata soggettivamente per stabilire se l’atto compiuto dal lavoratore è davvero così grave da rendere necessario il licenziamento. La “cattiva condotta” di un dipendente comprende molte azioni tra cui: furto, atti di violenza, uso improprio dei beni aziendali, disonestà, attività sui social media, molestie sessuali.
Poiché le implicazioni di un licenziamento per giusta causa sono gravi, la legge richiede al datore di lavoro di palesare che l’atteggiamento del dipendente è stato tale da non essere più compatibile con il rapporto di lavoro continuativo. In poche parole, la risoluzione del contratto deve essere proporzionale al cattivo comportamento in questione.
Un modo pratico per stabilire se le giuste cause di licenziamento siano una sentenza ragionevole per porre fine a un contratto di lavoro, è necessario rispondere a tre domande:
- Qual è il contesto che determina la cattiva condotta del dipendente?
- Quali sono state le circostanze che hanno portato il dipendente ad adottare un atteggiamento gravoso?
- Il licenziamento è una soluzione adeguata?
Obiettare a questi quesiti è fondamentale per determinare la storia disciplinare del dipendente. In questa circostanza entrano in gioco il luogo di lavoro, atti precedenti compiuti dal dipendente e dinamiche. Una volta raccolte queste informazioni è possibile sostenere che il licenziamento per giusta causa o giustificato motivo è fondato e verrà sostenuto in sede legale.
Impugnare un licenziamento per giusta causa con l’avvocato Federica Barbiero
Le leggi che regolano l’occupazione e il lavoro non sono sempre semplici da interpretare, che si è dipendente o datore di lavoro, comprendere i propri doveri e diritti è soltanto un vantaggio. Contattare un avvocato del licenziamento significa trovare le risposte ai dubbi e assicurarsi di ottenere ciò che si merita tutelandosi per il futuro. L’avvocato Federica Barbiero di Torino è a disposizione per impugnare un licenziamento per giusta causa.
Il licenziamento per giusta causa per essere valido deve seguire un iter inderogabile per non ritenersi nullo, per questo è importante essere assistiti da un avvocato preparato in materia.
Prima di tutto il datore di lavoro una volta constatata una condotta illecita da parte del dipendente, è tenuto a dargli comunicazione con una lettera da consegnare a mano o con raccomandata.
A questo punto il dipendente può difendersi dalle accuse che gli vengono fatte agendo in questo modo:
- Entro cinque giorni dal ricevimento della comunicazione ha la facoltà di difendersi e farsi ascoltare anche in presenza di un sindacalista, ma non di un avvocato.
- Dopo l’incontro il datore di lavoro può non ritenere valide le giustificazioni del dipendente e proseguire tempestivamente con il licenziamento che deve fare per iscritto.
Qualora una di queste procedure venisse a mancare, il dipendente può impugnare il licenziamento per giusta causa e deve:
- Entro 60 giorni dal ricevimento della lettera di licenziamento definitiva, il dipendente attraverso un avvocato invia una raccomandata all’azienda contestando la cessazione del rapporto di lavoro.
- Entro 180 giorni dalla spedizione della lettera di contestazione, il dipendente tramite avvocato è tenuto a depositare in tribunale l’atto di ricorso per chiedere l’invalidazione del licenziamento.
Qualora la richiesta fosse ritenuta legittima al dipendente spetta di diritto:
- Il reintegro sul posto di lavoro
- Il risarcimento del danno, qualora il licenziamento per giusta causa venisse ritenuto un provvedimento troppo eccessivo per il fatto commesso dal dipendente.
Licenziamento per giusta causa a Torino – info dall’avvocato Federica Barbiero
Quanto costa licenziare un dipendente per giusta causa?
Licenziare un dipendente ha un costo per il datore di lavoro, regolato dalla circolare 137/2021.
Si tratta di un ticket di licenziamento, che corrisponde al 41% della Naspi, calcolata sugli ultimi 3 anni di lavoro e su 12 mesi annuali.
Nel caso di contratti inferiori a 12 mesi, allora il calcolo andrà proporzionato in base al tempo lavorato.
Come punto di riferimento medio, è stato preso un valore imponibile di 1.250,87 euro, ma il massimo sale alla cifra di 1.360,77 euro.
Per il licenziamento collettivo, invece, l’aliquota presa come riferimento è dell’82%.
Chi viene licenziato per giusta causa ha diritto alla disoccupazione?
l licenziamento per giusta causa avviene quando il lavoratore pone in essere comportamenti molto gravi che impediscono di proseguire il rapporto contrattuale.
I lavoratori licenziati per giusta causa hanno diritto alla disoccupazione solo se si verificano i seguenti casi:
1) La perdita del lavoro deve essere involontaria, quindi licenziamento;
2) verificare che il datore di lavoro abbia versato a favore del lavoratore, nelle casse dell’INPS, almeno 13 mesi di contributi nei 4 anni precedenti;
3) Il lavoratore deve aver effettuato prestazioni lavorative per almeno 30 giorni nell’anno che precede la disoccupazione.
4) In assenza anche di uno dei tre requisiti non si avrà diritto alla disoccupazione
Quando si possono dare le dimissioni per giusta causa?
Se ti chiedi quando si possono presentare al datore di lavoro le dimissioni per giusta causa sappi che ci sono diverse motivazioni per poterlo fare. Innanzitutto è da specificare che si intendono dimissioni per giusta causa quando il dipendente recede dal suo contratto di lavoro per colpa di un grave inadempimento da parte del datore, talmente grave da non permettere il proseguimento del rapporto di lavoro. Tra le serie motivazioni ci sono il mancato pagamento di almeno 2 buste paga, il ripetuto ritardo nei pagamenti della retribuzione, il mancato versamento dei contributi previdenziali, un comportamento ingiurioso del datore, pretese di prestazioni illecite, molestie sessuali e mobbing.
Quali sono i motivi per un licenziamento per giusta causa?
Se ti stai chiedendo quali sono i motivi per un licenziamento per giusta causa è da tener conto che principalmente sono 2 le ragioni. La prima è per motivi disciplinari, cioè dovuta a gravi comportamenti del dipendente che logorano la fiducia del datore e non permettono un ulteriore proseguimento del rapporto, interrotto con un licenziamento in tronco. La seconda è legata alla produzione, organizzazione ed andamento dell’azienda. Tra i motivi ci sono il rifiuto di svolgere le mansioni spettanti, l’insubordinazione, la violazione dell’obbligo di fedeltà, la sottrazione di documenti o files aziendali e l’essere coinvolto in azioni estranee all’ambito lavorativo che possono però ledere l’immagine dell’azienda.