Hai ricevuto una lettera di licenziamento, che riporta come motivo la mancanza di lavoro da parte dell’azienda.
Di cosa si tratta? Quando è possibile contestare questo provvedimento e quando invece bisogna accettarlo passivamente?
Cos’è il Licenziamento per mancanza di lavoro: le motivazioni
Prima di scoprire di cosa si tratta, partiamo dal presupposto che è sempre consigliabile affidarsi a un avvocato del diritto del lavoro come Federica Barbiero, che conosca perfettamente la legislazione in merito e sappia come gestire ogni tipo di rapporto a livello commerciale e professionale.
Il “licenziamento” di un dipendente può essere per motivo soggettivo o oggettivo.
Nel primo caso, parliamo di un comportamento scorretto o di una mancanza nelle proprie mansioni, che è stata valutata dal datore di lavoro o da una figura preposta a questo ruolo.
Dipende quindi dal lavoratore stesso e solitamente è preceduto da alcune lettere di richiamo.
Il motivo oggettivo, invece, riguarda fattori esterni il lavoratore, come ad esempio un calo accertato dell’attività produttiva, la chiusura di un reparto dell’azienda o la necessità di ridurre il personale, poiché le aspettative di guadagno non sono più quelle vigenti al momento della firma del contratto.
Quali sono i motivi per il Licenziamento per mancanza di lavoro: le motivazioni
I motivi del licenziamento per mancanza di lavoro sono come detto cause oggettive, che sono dimostrabili da parte dell’azienda in sede di controversia con un avvocato del diritto del lavoro.
In primo luogo troviamo la cessazione dell’attività, per motivi legati al fatturato, alla produzione o alla necessità di cedere per cause personali.
Inoltre, potrebbe essere venuta meno la mansione che ricopriva il lavoratore, rendendo di fatto inutile la sua figura, magari per un cambiamento degli obiettivi aziendali o della merce prodotta.
L’impresa potrebbe poi trovarsi in crisi e avere la necessità di ridurre il personale per la mole di lavoro che è venuta meno, oppure aver rivisto i piani aziendali e ricercare delle figure del tutto differenti per il cambio del settore.
Nel caso in cui non sussistesse nessuna di queste motivazioni appena citate, il tuo licenziamento potrebbe essere considerato illegittimo e pertanto potrai impugnarlo con un buon avvocato di fronte al datore di lavoro.
Dovrà pertanto essere reintegrato nuovamente all’interno dell’azienda se sussistono alcuni presupposti e soprattutto verrà risarcito del danno subito, percependo lo stipendio come se avesse lavorato e vedendosi pagati i contributi come se nulla fosse mai accaduto.
Per essere rientrodotto all’interno della società, il lavoratore deve dimostrare che non sussiste la motivazione fornita per il licenziamento oggettivo, che la ragione sia attribuibile a un’inidoneità fisica o psichica del lavoratore, oppure che l’intimazione avvenga nel periodo di comporto.
Queste regole valgono, secondo l’articolo 18, solo per le aziende che hanno un numero di dipendenti elevato, che si quantifica su un minimo di 5 lavoratori, che scendono a 5 nel caso di comparto agricolo e salgono a 60 per i dipendenti totali.
Nel caso di imprese con numeri inferiori, allora il risarcimento sarà solo di natura economica e non sarà possibile riprendere il lavoro perduto.
Come contestare il Licenziamento per mancanza di lavoro: le motivazioni con l’avvocato Federica Barbiero
Per contestare un licenziamento avvenuto per causa oggettiva, è necessario che il datore di lavoro invii una lettera al datore di lavoro entro 60 giorni, dove si mostra in disaccordo sulle cause della perdita del lavoro.
La modalità di invio deve essere quella della raccomandata e della Pec, che deve essere inviata o dal lavoratore stesso o dal suo avvocato o sindacalista che gestisce la pratica.
Questo momento iniziale viene definito impugnazione stragiudiziale del licenziamento, seguito poi dal vero e proprio atto di ricorso, che deve essere consegnato dal dipendente o dal suo rappresentate direttamente al tribunale.
Siamo allora nella fase giudiziale dell’impugnazione del licenziamento.
Se il tribunale e gli organi competenti ritengono che le motivazioni dell’allontanamento non sussistano, perché irreali o illegittime, allora il dipendente verrà reintegrato secondo la casistica citata in precedenza, oppure riceverà un indennizzo solo economico da parte dell’azienda.
Trattandosi di tematiche molto delicate, meglio rivolgersi a un avvocato per licenziamenti come Federica Barbiero, poiché la normativa è in continua evoluzione e si rischia di sbagliare la procedura, perdendo le proprie ragioni e l’eventuale risarcimento che potrebbe spettare al cliente.
In questo modo, un esperto del settore si occuperà dell’intero iter, seguendoti dall’inizio alla fine e aiutandoti a far valere la tua posizione.
Verrai accolto in uno studio serio e professionale, ricevendo la consulenza della quale hai bisogno a un prezzo concorrenziale, potendo porre tutte le domande che desideri ed essendo sicuro di trovarti in ottime mani.
Licenziamento per mancanza di lavoro a Torino – info dall’avvocato Federica Barbiero
Come licenziare un dipendente per mancanza di lavoro?
Se ti stai chiedendo come licenziare un dipendente per mancanza di lavoro (ipotesi che rientra tra i casi di licenziamento per giustificato motivo), devi considerare innanzitutto l’obbligo di preavviso.
Il datore di lavoro è, infatti, obbligato a comunicare al lavoratore la cessazione del rapporto di lavoro nei tempi previsti dai contratti di lavoro, altrimenti deve pagare la relativa retribuzione.
Sul datore di lavoro grava l’onere di provare l’effettiva mancanza di lavoro tale per cui il lavoratore non potrebbe nemmeno essere adibito a una mansione diversa.
Qual è un giustificato motivo per il licenziamento?
Per sapere qual è un giustificato motivo per il licenziamento si deve tener conto delle ragioni prestabilite dalla Legge. Le motivazioni che possono portare al licenziamento sono ragioni disciplinari o dovute all’azienda, come la ristrutturazione, soppressione o cessione del ramo lavorativo. E’ definito per “giusta causa” quello di natura disciplinare per grave condotta del dipendente e non richiede il preavviso. Viene catalogato come “giustificato motivo oggettivo” quello che scatta per motivazioni aziendali (cessazione attività, soppressione del posto di lavoro o reparto, automatizzazione o esternalizzazione delle mansioni) mentre “giustificato motivo soggettivo” quando è di natura disciplinare ma non è particolarmente grave da recedere in tronco, richiedendo così il preavviso.
Quanti giorni di assenza ingiustificata per essere licenziati?
Molte persone si domandano quanti giorni di assenza ingiustificata sono sufficienti per essere licenziati. Rifiutare di prendere servizio e assentarsi dal posto di lavoro senza avvertire il datore, sono tutte motivazioni valide per intimare un licenziamento. Questi eventi infatti arrecano danno all’azienda. Il nostro ordinamento prevede che, decorsi 3 giorni (ma alcuni CCNL prevedono anche 4-5 giorni), l’assenza sul posto di lavoro può portare non solo al provvedimento disciplinare, ma anche al licenziamento.
Quando il datore di lavoro può licenziare?
A volte ci si può chiedere quando un datore di lavoro può licenziare un dipendente. Il licenziamento può avvenire solo per 2 cause ben stabilite dalla Legge. Il licenziamento disciplinare è dipeso dalla condotta del dipendente, in caso di violazione del regolamento aziendale o perché colpevole di seri danni all’azienda o alla sua immagine a seguito di distrazione o incuria. Esso è un licenziamento in tronco, senza preavviso. Il licenziamento per ragioni aziendali, invece, deriva da ragioni di organizzazione e produzione dell’azienda. Il datore può quindi licenziare un dipendente per migliorare la produttività, l’efficienza gestionale o per incrementare la redditività dell’impresa.