Il datore di lavoro può richiedere di svolgere degli straordinari ai propri dipendenti, però come dovrà comportarsi a riguardo? In primo luogo, dovrà sempre fare riferimento ai limiti fissati dai contratti collettivi di lavoro di categoria. Sono questi infatti, che vanno a tutelare tutti gli aspetti relativi al regolare svolgimento del lavoro dei dipendenti, nonché delle eventuali sanzioni pendenti nel caso in cui si verifichino comportamenti anomali. Chi si rifiuta di fare gli straordinari però, può incorrere nel licenziamento?
Va detto che il lavoro straordinario è quel momento in cui il datore di lavoro richiede la presenza di un certo numero di dipendenti per svolgere alcune mansioni di straordinaria amministrazione. Ma, trattandosi di un episodio saltuario, detto appunto straordinario, può il lavoratore rifiutarsi di svolgere ore in più, evitando che il responsabile del personale o il datore di lavoro possa sviluppare dei pregiudizi? Bisogna stare molto attenti quando si entra in questo campo. Al momento dell’assunzione vi sono diverse tutele per il dipendente: contratti collettivi di lavoro, contratti e numero di ore stabilite. Spesso però si rientra in una spirale dove si parla di straordinari forfetizzati. Questa è una possibilità che si può inserire nel contratto, dove sarà il datore di lavoro a decidere quante ore di lavoro in più vanno svolte obbligatoriamente ed essere considerate come lavoro straordinario.
Come viene definito il lavoro straordinario?
Una piccola digressione su cos’è il lavoro straordinario e come va trattato però, è necessario farla. Si tratta di un lavoro svolto oltre il normale orario di lavoro stabilito in contratto. Quindi si tratta di tutto ciò che va oltre le quaranta ore settimanali frazionate in cinque giorni di lavoro.
Si consente di operare con il lavoro straordinario quando questo viene svolto in maniera contenuta, non superando la durata dell’orario di lavoro, come descritto da contratto collettivo. Si tratta di due ore al giorno e di dodici a settimana. Lo straordinario inoltre, dovrà avvenire secondo il rispetto degli accordi nazionali con le aziende o le associazioni di categoria.
Bisogna evitare che il lavoro straordinario diventi una prassi e quindi bisogna stabilire quando viene ammessa questa eventualità: quando vi è una esigenza di tipo tecnico produttivo eccezionale, per cause di forza maggiore, quando vi è il pericolo di disperdere la produzione, quando si verificano particolari eventi. In questi casi richiedere di svolgere delle ore in più dopo il normale orario di lavoro è possibile. Si tratta di una situazione insolita e non ripetitiva, quindi ammissibile per legge.
Quando si incorre nel lavoro supplementare?
Va distinto inoltre, il lavoro supplementare. Si tratta di ciò che viene svolto oltre l’orario contrattuale, senza tener conto del limite legale previsto per l’orario di lavoro. In questo caso non è possibile applicare le norme relative agli straordinari. Ogni lavoro supplementare, secondo quanto viene previsto dal contratto collettivo di lavoro, è soggetto ad una maggiorazione del compenso diverso da ciò che si prevede per lo straordinario.
Le conseguenze di un rifiuto da parte del dipendente
Veniamo al dunque, il dipendente rifiuta di svolgere gli straordinari. Se lo fa senza giustificato motivo e se il datore di lavoro non ha usato metodi coercitivi, chiedendolo in maniera legittima, va a commettere un inadempimento punito con una sanzione disciplinare. Possiamo dire che l’azienda potrà decidere di sanzionare il dipendente, seguendo la procedura descritta nel contratto collettivo di categoria. In questo caso è possibile incorrere in ammonizioni o richiami verbali, fino ad incorrere nella sospensione dello stipendio e dal lavoro. Ultima conseguenza potrebbe essere anche il licenziamento per giusta causa. Si tratta però, di casi gravi relativi al fatto che un lavoratore, rifiutando di svolgere gli straordinari, abbia messo in pericolo persone in azienda o se vi è un rifiuto reiterato nel tempo.
Il parere della Corte di Cassazione
Le sanzioni relative al rifiuto dello straordinario vengono valutate dal datore di lavoro, in base al caso che si trova dinanzi e in base anche alle circostanze verificatesi al momento. C’è da dire anche che la Cassazione non ha un comportamento omogeneo rispetto a questo tipo di caso, ma andrà a valutare nella sua interezza ogni situazione.
Cosa dovrà fare l’impresa in caso di rifiuto di lavoro straordinario?
Il datore di lavoro, nel caso del rifiuto del dipendente di svolgere gli straordinari, dovrà avvalersi di una contestazione scritta, tenendo anche conto delle eventuali recidive. Inoltre, dovrà tenere conto della giustificazione data dal lavoratore, che dovrà essere portata entro il termine fissato dal contratto collettivo di lavoro che non supera cinque giorni. Superato il termine si dovrà optare per l’erogazione di una sanzione disciplinare che non comprenderà una diminuzione della retribuzione del dipendente.
Conviene fare gli straordinari?
Considerando che il lavoro straordinario non viene retribuito come un normale orario di lavoro, sappiamo che l’azienda può liquidare le ore in più svolte erogando delle maggiorazioni, calcolate dal contratto collettivo di lavoro della categoria di competenza. Nel caso in cui ciò non avviene, il dipendente può tranquillamente interpellare un consulente o un avvocato del lavoro che provvederà a effettuare i conteggi per calcolare la differenza di retribuzione dovuta dal datore di lavoro.
È necessario inviare una diffida al datore di lavoro e nel caso in cui si ritenga utili, avvertire anche la Direzione Provinciale del Lavoro, per mettere in atto un tentativo di conciliazione monocratico. Se ciò non va a buon fine è necessario procedere ad un ricorso presso il tribunale della zona.